Invecchiamento cognitivo fisiologico

L’invecchiamento è sempre sinonimo di deterioramento cognitivo? Naturalmente, la risposta è “no”, l’invecchiamento cognitivo fisiologico è ben diverso dal deterioramento cognitivo, anche se il senso comune ci induce a credere che il primo equivalga sempre a perdita e declino cognitivo.

Per lungo tempo abbiamo pensato di essere nati con un numero massimo di neuroni e che dopo una certa età, pur nella possibilità di apprendere nuove informazioni, la capacità del nostro cervello non potevano svilupparsi ulteriormente. Ma è proprio così? Scopriamolo insieme.

Ecco cosa troverai nell’articolo:

Indice

  1. Una popolazione che invecchia
  2. Che cos’è l’invecchiamento cognitivo fisiologico
  3. Come invecchia il cervello
  4. Declino cognitivo fisiologico, cosa cambia esattamente

Una popolazione che invecchia

Si tratta senz’altro di un tema importante per le ricadute sia sul piano personale che sociale: come emerge dai dati del censimento del 2011, l’Italia è un paese costituita da una quota importante di persone anziane (1).

Nella popolazione italiana, circa 59 milioni di abitanti, le persone di età superiore ai 75 anni sono aumentate in 10 anni dall’8,5% all’11,6%.

Come si può vedere dall’immagine sottostante gli indicatori strutturali della popolazione residente mettono in evidenza che dal 1971 al 2011 è aumentato il numero di anziani per bambino e l’indice di vecchiaia.

Il rapporto tra la popolazione con 65 anni e più e quella con meno di 15 anni (indice di vecchiaia) è notevolmente aumentato passando dal 46,1% del 1971 al 148,7% del 2011 con un valore minimo (101,9%) registrato in Campania e il massimo (238,4%) in Liguria.

Si tratta di un dato da non sottovalutare, in quanto l’invecchiamento della popolazione può portare con sé queste conseguenze:

  • Incremento delle malattie croniche e relativi costi
  • Incremento delle disabilità e relativi costi
  • Maggiore sopravvivenza di malati cronici e disabili
  • Minore capacità di assistenza da parte delle famiglie
  • Necessità di una costante ripianificazione dei modelli di cura e delle politiche nazionali/regionali/locali dedicate.

Se è indubbio che l’invecchiamento sia accompagnato da modificazioni fisiche e neurocognitive, non si può altresì negare la realtà di persone che rimangono attive e lucide anche in età avanzata. Inoltre, esiste la cosiddetta “plasticità neuronale“, ossia la capacità del sistema nervoso di cambiare in risposta all’esperienza grazie alla crescita di nuovi neuroni e al rafforzamento del collegamento fra quelli esistenti, processo noto come “potenziamento a lungo termine” (2).

Detto in altri termini, il nostro cervello passa attraverso una serie di modificazioni inevitabili che lo preparano e lo aiutano ad affrontare le nuove sfide e necessità di ciascuna fase della vita.

Che cos’è l’invecchiamento cognitivo fisiologico

L’invecchiamento cognitivo va inteso come un processo di “perdita” inesorabile che agisce su una completa biodiversità genetica ed esperienziale. E’ fisiologico fino a quando non arriva ad interferire con un adeguato funzionamento nel quotidiano.

L’invecchiamento cognitivo è dato da fattori genetici:

  • resistenza a noxae patogene (origine del danno provocato dalla malattia);
  • efficenza dei meccanismi di compenso (plasticità/ridondanza);
  • ricchezza del patrimonio neuronale.

Accanto ai fattori genetici, l’invecchiamento cognitivo è influenzato dai fattori ambientali:

  • stile di vita;
  • attività lavorativa;
  • esposizione a fattori ambientali;
  • tipo di dieta.

L’invecchiamento cognitivo è un processo individuale, che varia da persona a persona, e viene vissuto come esperienza soggettiva, personale e profonda. Accade così che vi siano differenze individuali che dipendono dall’esperinza di vita, dall’istruzione, dalla salute fisica ed emotiva e dallo stile di vita nel presente.

Inoltre, l’invecchiamento cognitivo dipende dai cambiamenti che avvengono nel cervello, una struttura complessa, caratterizzata da aree cerebrali e rete neuronali che si attivano e interagiscono tra di loro attraverso milioni di fibre di connessioni.

Come invecchia il cervello

E’ inevitabile, il nostro cervello invecchia andando incontro ad un processo detto di atrofia cerebrale.

Ma vediamo quali sono gli aspetti anatomo-fisiologici che caratterizzano l’atrofia fisiologica del cervello.

In una prima fase l’invecchiamento del cervello interessa la sostanza grigia e successivamente la sostanza bianca, come conseguenza di un depauperamento neuronale.

Inoltre, l’atrofia cerebrale riguarda per lo più la corteccia pre-frontale, frontale e temporale, l’ippocante e alcune formazioni sottocorticali (striato, substantia nigra, nucleo basale di Meynert, locus coeruleus).

Infine, l’atrofia fisiologica è simmetrica rispetto ai lobi e aree cerebrali, di grado lieve e correlata all’età.

Declino cognitivo fisiologico, cosa cambia esattamente

Nel declino cognitivo fisiologico i cambiamenti che osserviamo riguardano: la memoria, le abilità visuo-spaziali, il linguaggio, le funzioni esecutive e il comportamento (3).

Trattandosi di declino cognitivo fisiologico, tali cambiamenti non intaccano in modo significativo la vita delle persone.

Vediamoli nel dettaglio.

Per quanto riguarda la memoria, nell’invecchiamento cognitivo fisiologico si ha una perdita attesa della memoria a lungo termine di apprendimento (informazioni immagazzinate per un tempo da pochi minuti a decenni) e episodica anterograda (abilità a ricordare eventi personali specifici nuovi), mentre rimangono inalterate la memoria a breve termine e a lungo termine episodica remota (specifiche esperienze personali in un particolare momento e luogo) e semantica (conoscenza del mondo, degli oggetti, del linguaggio, conoscenza concettuale).

In merito alle abilità visuo-spaziali, le ricerche hanno messo in luce che aumentano i tempi di reazione e diminuiscono le abilità visuo-spaziale (la capacità di elaborare e integrare le informazioni visive e spaziali. Ad esempio, copiare una figura) e prassiche (la capacità di progettare, attuare e portare a termine un’azione. Ad esempio, cercare un oggetto). In generale l’invecchiamento porta con sé difficoltà legate all’attenzione, attività che comportano velocità e attenzione distribuita su più compiti, per fare un esempio, la guida dell’automobile.

Anche nell’area del linguaggio si registrano dei cambiamenti dovuti all’invecchiamento:

  • difficoltà a pianificare il discorso;
  • ripetizioni;
  • impoverimento del lessico;
  • il fenomeno “tip of the tongue” (sulla punta della lingua).

In generale le ricerche evidenziano che la comprensione del linguaggio scritto e parlato rimane abbastanza inalterata, come se facesse parte di un bagaglio di conoscenze ed esperienze acquisite durante la vita.

Per quanto riguarda le funzioni esecutive, la capacità di ragionare in maniera logica e di risolvere nuovi problemi (intelligenza fluida) subisce della variazioni, a differenza del quoziente intellettivo (intelligenza cristallizzata) che rimane uguale (si riduce solo dopo gli 80 anni) e può essere anche aumentata (cultura generale). Questo significa che non vi è un declino generalizzato dell’intelligenza, ma differenziato a seconda dell’abilità.

Infine il comportamento. Con l’invecchiamento ci aspettiamo un’alterazione nel ritmo sonno-veglia (diminuisce la capacità di dormire a lungo e profondamente), la tendenza alla deflezione del tono dell’umore e ai cambiamenti dell’umore, la tendenza ad avere un atteggiamento intransigente che non ammette discussioni.

Quelli esposti sono cambiamenti che riguardano l’invecchiamento cognitivo in senso generale che vanno declinati sulla base delle differenze individuali. Per riassumere, nel declino cognitivo fisiologico abbiamo un aspetto di perdita che non compromette il funzionamento della persona, non è generico, ma settoriale sulla base delle abilità coinvolte. Va da sé che, in assenza di patologie cognitivie, possono esserci abilità cognitive “ottimizzate”, ossia che mantengono un buon livello anche in età avanzata in quanto sono state esercitate con costanza durante l’arco della vita.

BIBLIOGRAFIA

  1. 15° Censimento della popolazione e delle abitazioni 2011
  2. Cozolino L., Oltre il tempo, Editore: Raffaello Cortina, 2019
  3.  P.S.R. Davidson, E.L.Glisky (2002),”Neuropsychological correlates of recollection and familiarity in normal aging”, in Cognitive, Affective & Behavioral Neruoscience, 2, 174-186.

Foto di Clément Falize su Unsplash

Dott.ssa Mara Vesco – Psicologa e Psicoterapeuta

Mara Vesco

Psicologa e Psicoterapeuta sistemico-relazionale, Master in Psicologia dell’invecchiamento. Lavora principalmente con adulti, anziani, persone con disabilità, coppie e famiglie. Ha esperienza nel trattamento non farmacologico dell’insonnia. Continua a leggere...